UN CRIMINE CHE PRESENTA LUCI ED OMBRE

24.06.2013 16:54

Questo anno 2007 sembra portare nella nostra valle un campionario di tragici eventi, dal suicidio di Rasura con i dubbi che si è lasciato dietro, al suicidio allargato (madre figlio) dell’Alta Valle, al crimine della strada di Bormio, fino all’omicidio di Sacco.

Qui si tratta di un “single murder”, un omicidio singolo a sfondo sessuale, crimine raro da noi, ma molto diffuso soprattutto nelle  grandi metropoli.

In una recentissima ricerca per la Direzione Centrale della Polizia di Roma ho studiato tutti gli omicidi avvenuti in provincia dal 1990 al 2000: si sono verificati solamente 6 omicidi,  (nessuno a sfondo sessuale), di cui 5 risolti in breve tempo; nell’unico caso tuttora non risolto, non si è riusciti a determinare ufficialmente neanche il movente.

E’ indubbiamente strano immaginare un intervento di squadre tipo  “C.S.I.” a Sacco: è un evento eccezionale per un piccolo paese, che temo però destinato  a ripetersi sempre più frequentemente anche in provincia.

La Scena del crimine.

E’ proprio dall’esame della scena del crimine che partono di regola le indagini: questa riflette sempre la personalità dell’autore dell’omicidio e le sue dinamiche comportamentali; altrettanto fondamentali per le indagini sono le risultanze dell’autopsia e degli altri accertamenti medico legali.

Ma determinante rimane l’azione intelligente degli investigatori che, con la loro esperienza e  conoscenza del territorio, collegano i risultati  criminalistici e medico legali colle tradizionali tecniche di indagine.

Cosa racconta la scena del crimine di Sacco?

Un profilo criminologico dell’autore o degli autori non si può realizzare senza un esame diretto della scena del crimine, senza partecipare alle indagini ed avere tutte le informazioni raccolte sulla scena o dall’autopsia: quello che si può ipotizzare  dalle notizie di dominio comune è che si sia trattato di  un crimine “organizzato”, (ricordiamo che i delitti vengono schematicamente divisi in “organizzati” e “disorganizzati”) almeno successivamente al momento dell’uccisione: non sappiamo ovviamente se l’omicidio sia stato pianificato (ipotesi poco probabile) o se sia avvenuto in seguito a circostanze impreviste durante l’aggressione (pianificata) o dopo una violenta lite, ma sappiamo che gli autori erano conosciuti dalla vittima, anche se solo occasionalmente.  Il tipo di colpo inferto  sembrerebbe rivelare un comportamento non preordinato,  ma le mani legate con cinture (trovate sul luogo? ), l’avvolgimento del corpo in un lenzuolo per trasportarlo altrove o per coprirlo al fine di ritardarne il ritrovamento, la fuga con l’auto riflettono un “controllo” della situazione criminosa. Ci mancano però informazioni fondamentali quali la presenza di  impronte digitali, o l’eventuale uso di guanti.

Questa ipotesi di profilo, da me elaborata nelle primissime ore dopo i fatti, sembra corrispondere a quella di un crimine compiuto da un autore verosimilmente appartenente al mondo della prostituzione omosessuale ed sta trovando conferma nelle scoperte degli investigatori: è una scena che presenta notevoli somiglianze con altri omicidi dello stesso ambiente.

Si potrebbe anche esprimere un profilo dell’assassino, o della persona che  potrebbe  diventarlo in circostanze come questa, (ovviamente in termini statistici oltre che contestuali), ad esempio pensando a autori di età giovane, probabilmente stranieri, comunque non valtellinesi.

Potremmo andare oltre,  ipotizzandone anche il livello intellettivo (medio), e culturale (basso), le capacità di adattamento sociale, la condizione lavorativa, le esperienze infantili, ma  per ora fermiamoci qui.

La vittima infine.

La sua appartenenza al mondo omosessuale la fa rientrare a pieno titolo in quella categoria che in criminologia viene definita delle “vittime preferenziali”, persone cioè statisticamente esposte alla vittimizzazione, per via degli ambienti frequentati e degli incontri occasionali; soggetti che, soprattutto in ambienti decentrati, vivono “clandestinamente” la loro condizione e che fatalmente incontrano altri “clandestini” che  approfittano della loro situazione.

 

 

Da “LA PROVINCIA DI SONDRIO” del 10.11.2007 a proposito dell’omicidio di Sacco, (So).